Il
nome omeopatia e' stato dato ad un metodo terapeutico
elaborato verso la fine del XVIII secolo da
Samuel Christian Hahnemann, nato a Meissen,
in Sassonia, nel 1745, studio' medicina a Lipsia
e a Vienna, stabilendosi poi a Lipsia nel 1789.
L'anno successivo, si dedico' alla traduzione
di Materia Medica di W. Cullen, e fu
colpito dal fatto, cui in precedenza si era
prestata scarsa attenzione, che i sintomi prodotti
dalla somministrazione di chinino in un corpo
sano erano simili ai sintomi per alleviare i
quali si ricorreva al farmaco. Partendo da questa
constatazione, Hahnemann formulo' il principio
del similia similibus curantur (i simili
si curano con i simili), e rese di pubblico
dominio la sua teoria in una pubblicazione nel
1796.
Ulteriori ricerche portarono Hahnemann alla
teoria del potenziamento delle sostanze, cosa
che fece di lui il padre dell'omeopatia, alla
pratica della quale si dedico' a Lipsia fino
al 1821, quando l'antagonismo d'interessi rivali
l'obbligo' a lasciare la citta'. Fino al 1835,
fu medico personale del granduca di Anhalt-Kothen.
Mori' nel 1843, dopo aver dato alle stampe quattro
importanti opere mediche ed aver formulato una
serie di norme per la preparazione e prescrizione
di rimedi, tuttora seguite dagli omeopati. L'importanza
della rivoluzione di Hahnemann risiede soprattutto
nelle ricerche pratiche, in quanto gran parte
degli aspetti teorici e filosofici sono ripresi
da autori del passato, come Ippocrate e Paracelso.
E' interessante notare che nel 1798 Edward Jenner
pubblico' le proprie scoperte relative al rapporto
tra vaiolo umano e vaiolo bovino, gettando le
basi della vaccinazione. Il principio di questa
differisce da quello dell'omeopatia solo per
quanto riguarda le quantita' dei rimedi, che
nel caso della vaccinazione sono maggiori e
hanno la funzione di stimolare la produzione
di anticorpi benigni; ma, a parte questo, e'
chiara 1'affinita' tra i due principi cioe'
di curare con l'analogo.
Dai tempi di Hahnemann, l'omeopatia e' stata
sviluppata in tutto il mondo, e molti ricercatori
hanno pubblicato importanti contributi a sostegno
delle sue osservazioni. Sono stati compilati
parecchi grandi manuali di materia medica
ovvero farmacopea, insieme con molti repertori
relativi ad analisi di sintomi che abbiano corrispondenza
con rimedi.
L'omeopatia ha, per ora, avuto riconoscimenti
ufficiali o pubblici in ben pochi Paesi dell'Occidente,
sebbene sia noto, anche se in ambito ristretto,
che membri della Famiglia Reale inglese si sono
sottoposti a cure omeopatiche. Il sistema e'
sempre stato considerato non ortodosso, e i
metodi relativi praticati in via privata. Cio'
non toglie che nella maggior parte dei paesi
occidentali esistano associazioni di omeopati
con una lunga e importante tradizione. Ultimamente
si ha una maggiore apertura nei confronti dell'omeopatia,
tant'e' vero che alcune ASL ammettono la prescrizione
omeopatica nei confronti dei loro assistiti.
Teoria
Malattie e rimedi:
Nel
pensiero di Hahnemann uno dei principi fondamentali
considerava la malattia in sé una "non
entita'", che non puo' quindi essere vista
come qualcosa da espurgare mediante salassi
oppure meccanicamente rimossa dall'organismo
del paziente. Nel suo Organon der rationällen
Heilkunst (1810), Hahnemann definisce la
malattia "un'aberrazione rispetto allo
stato di salute". A differenza di Sydenham,
che nel XVIII secolo aveva compilato un elenco
di sintomi e stati patologici, egli sosteneva
che la gamma di questi e' infinita, e ne conseguiva
che i rimedi corrispondenti con la massima approssimazione
a tali "aberrazioni" sono anch'essi
in numero infinito.
Fin dai primordi dell'omeopatia, i medici hanno
eseguito "prove" di rimedi, in altre
parole hanno somministrato a uomini e donne
sani determinate sostanze, studiandone e documentandone
gli effetti, in modo da poter aggiungere nuovi
medicamenti alla farmacopea omeopatica.
E' preferibile definire 1'omeopatia come medicina
"integrativa" e non "alternativa";
infatti, il termine "alternativo"
indica espressioni culturali contrapposte a
cio' che e' istituzionalizzato, mentre per "integrativo"
s'intende un particolare intervento terapeutico
che in molti casi si rende utile, anche in appoggio
a tecniche tradizionali.
La cultura medica alternativa ha fatto breccia
in un primo tempo, intorno agli anni 60, con
l'agopuntura, portando alla luce, sulla sua
scia, anche la fitoterapia e l'omeopatia, come
tecniche integrative, associate ad altre terapie,
anche accademiche e riconosciute dalla farmacopea
occidentale. Il medico omeopatico, innanzitutto,
deve essere un buon medico, cioe' deve avere
un'approfondita conoscenza non solo della omeopatia,
ma anche della medicina generale, in modo da
poter decidere qual e' la terapia piu' adatta,
piu' efficace e piu' rapida per il paziente
in trattamento.
L'omeopatia usa una terapia naturale che utilizza
rimedi vegetali, animali e minerali. Questi,
diluiti e dinamizzati secondo il procedimento
omeopatico, stimolano 1'organismo a reagire
alla malattia. Non hanno effetti secondari nocivi,
al contrario dei tradizionali farmaci chimici
di sintesi somministrati in dosi piene, che
spesso inducono patologie non desiderate: questi
ultimi, infatti, possono produrre un effetto
soppressivo rapido dei sintomi morbosi, ma la
loro azione violenta riesce a paralizzare sul
nascere i meccanismi di difesa, di cui la natura
ha dotato 1'uomo e gli altri esseri viventi,
con conseguente immunodepressione; possono inoltre
ingenerare malattie, dette appunto "iatrogene",
perché in stretto rapporto di causa-effetto
con i medicamenti.
L'omeopatia, secondo i suoi cultori, non sopprime
i sintomi della malattia, ma ne cura le radici
profonde a livello dell'intero organismo, tiene
conto delle sue cause lontane e prossime, studia
il "terreno" su cui si e' sviluppata,
cioe' la costituzione del malato, il suo temperamento,
la sua predisposizione ad ammalarsi e lo stesso
ambiente in cui vive e lavora.
L'omeopatia non agisce in modo approssimativo,
come alcune terapie cosiddette "naturali",
ma procede come presidio "biologico",
cioe' in modo conforme alle leggi della natura,
rispondendo ai fondamenti, ai rapporti e alle
connessioni delle leggi naturali: classificarla
"medicina naturale" o "empirica"
e' troppo limitativo, insufficiente.
Sono, infatti, ricollegabili all'omeopatia non
solo le leggi della chimica, ma anche quelle
della gravitazione, della meccanica quantistica
e della fisica atomica. L'omeopatia sfrutta
i risultati delle ricerche sperimentali in biologia
cellulare e molecolare, in genetica, in immunologia,
in allergologia, in psicologia, in bioenergetica.
Nata due secoli fa come "medicina dell'esperienza",
1'omeopatia sta trasformandosi sempre piu' in
ricerca scientifica.
Dobbiamo presupporre che le capacita' energetiche
del nostro organismo dipendano da una forza
vitale istintiva ma intelligente, che pervade
1'intera sostanza materiale e la controlla.
Questa forza tiene in equilibrio 1'azione delle
molecole, dei tessuti e degli organi dell'essere
vivente e garantisce salute, ordine mentale,
capacita' di adattarsi all'ambiente ed efficienza
operativa. La perdita di tale equilibrio costituisce
la malattia; e come conseguenza la guarigione
coincide con il suo completo recupero. Da questo
punto di vista, 1'omeopatia si puo' definire
medicina energetica.
Il medicamento omeopatico si inserisce nei processi
biologici che governano da milioni di anni 1'essere
vivente e li stimola a mantenere un efficiente
equilibrio che si traduce in buona salute.
In pratica, il rimedio omeopatico utilizza a
scopo curativo le informazioni patologiche (i
sintomi del malato), ispirandosi a un principio
biologico, "il simile va curato con il
simile", del quale troviamo gia' traccia
in antichi documenti indiani ed egiziani di
quasi 4.000 anni fa.
I principi attivi contenuti nel rimedio omeopatico
possiedono "segnali" simili a quelli
della malattia da curare. La somiglianza consente
al rimedio, "il piu' simile" ai sintomi
del malato ("simillimum"), di sintonizzarsi
con i recettori del1'organismo infermo; e di
canalizzare i meccanismi di autoregolazione
biologica verso la guarigione naturale. Per
utilizzare la carica energetica e' necessario
liberarla diluendo la materia e dinamizzando
il liquido di diluizione.
La diluizione, che e' un procedimento chimico,
consente alla sostanza di trasferire al solvente
(acqua o alcool) parte dell'energia racchiusa
nella materia stessa. La dinamizzazione, o successione,
e' un procedimento fisico che aggiunge energia
alla diluizione attraverso un meccanismo cinetico.
Cosi', una quantita' minima di materia, che
sviluppa energia, puo' restituire 1'equilibrio
biologico al malato con un punto di attacco
non settoriale ma globale, perché il
paziente e' studiato e curato come una totalita'
integrata nei tre livelli di attivita' esistenziale:
mentale, emozionale e fisica. Cio' e' possibile
perché il medico curante, oltre ai segni
patognomonici della malattia, studia i sintomi
soggettivi del malato, ossia tutto cio' che
il paziente percepisce nel suo interno e che
evidenzia la sua peculiare reattivita' alla
malattia.
Ogni malato presenta segni particolari, singolari,
caratteristici, a volte sorprendenti, che colpiscono
per la loro individualita' e orientano il medico
a prescrivere un rimedio personalizzato, sulla
base della legge del simile.
Nella medicina convenzionale, invece, lo stesso
farmaco cura tutti gli ammalati di una medesima
malattia, anche perché il punto focale
non e' la persona, ma lo stato di malessere.
Con 1'omeopatia si apre 1'era del dialogo intimo
tra il medico e il malato, un originale colloquio
tra chi soffre e chi lo cura. Si inaugura 1'abitudine
di interrogare a fondo il paziente, di lasciarlo
parlare a liberante, per conoscere e approfondire
tutti gli aspetti della sua personalita': fisiologici,
emozionali e mentali.
La raccolta anamnestica si svolge senza fretta
o stretti limiti di orario. Il medico ascolta,
osserva, interroga, scrive, coordina. Annota
tutti i sintomi, specialmente quelli che interessano
la persona piu' che lo stato di infermita'.
La diagnosi della malattia e' sostituita dalla
ricerca del rimedio terapeutico. Il medicamento
e' scelto, come gia' detto, sulla base della
legge dei simili, dopo un'attenta valutazione
gerarchica dei sintomi rilevati, e somministrato
in dosi minime, infinitesimali, "omeopatiche".
La terapia omeopatica e' finalizzata a riportare
in equilibrio energetico la persona ammalata,
attraverso un processo accelerato di guarigione
naturale.